La storia

  

Storia Istituto Comprensivo Varese 5 “Dante A.”

 

L'IC VARESE 5 risulta formato da cinque plessi: tre scuole Primarie GIOSUE’ CARDUCCI località Casbeno, ENRICO FERMI località Bobbiate, FELICITA MORANDI, una scuola dell’Infanzia TERESA LOVERA e la Secondaria di primo grado DANTE ALIGHIERI in posizione centrale della città di Varese. 

Ci è sembrato di interesse ripercorrere la storia delle diverse scuole che costituiscono il nostro Istituto.

STORIA DELLA “DANTE”

Introduzione: 

La storia della Dante non è semplice da ricostruire. Abbiamo utilizzato delle ricerche svolte negli anni sia da Docenti con i loro alunni sia nostre utilizzando le fonti all'archivio storico di Varese, alla biblioteca comunale e al catasto. Partiamo dalla prima tappa del 29 agosto 1629, la posa della prima pietra, fino a quando diventa centro della città degli studi.

 Convento del monastero

Nella seconda metà di 500 i Frati Cappuccini iniziarono a moltiplicare i propri insediamenti a tutta la Lombardia, compresa Varese.

 Cronologia

-1526-1689 Vecchio Convento

-1689 Nuovo Convento

-1797 Venduta all'asta: la miglior offerente risulta la Contessa Claudia Bigli Clerici

-1799 Villa Quiete

-1908 Collegio Convitto Civico

-2 gennaio 1927 Varese diventa provincia e il Comune acquista la zona che diventerà sede della Città degli Studi

Convento del monastero vecchio (1562-1689)

Nella seconda metà del '500 i Frati Cappuccini iniziarono a moltiplicare i propri insediamenti in tutta la Lombardia. Questo è testimoniato da documenti lasciati da Salvatore da Rivolta, vissuto tra il '500 e il '600. Le popolazioni accettarono con entusiasmo la predicazione dei frati e il racconto, che Salvatore da Rivolta ci propone dell'insediamento cappuccino a Varese, ne è una prova. In breve furono molti nel borgo di Varese a conoscere e ad apprezzare il programma di vita spirituale dei Cappuccini.

Eppure non si poteva certo dire che, nel borgo di Varese, in quegli anni, non ci fossero conventi. All'epoca della seconda visita di San Carlo Borromeo alla città nel 1572, oltre a quello recentissimo dei Cappuccini, se ne potevano contare altri cinque: il più antico era quello dei conventuali di S. Francesco (fondato nel 1224). La numerosa famiglia francescana era completata da frati minori osservanti e dalle Clarisse, entrambi presenti in città dopo il ‘400; inoltre c'erano due monasteri appartenenti alle suore Benedettine dedicati a S. Martino e a Sant'Antonio.

Furono proprio gli appartenenti alla confraternita di Sant'Antonio a cedere ai Cappuccini una loro proprietà, un terreno con qualche casupola ed una chiesetta molto antica dedicata alla Madonna della Misericordia. Nel 1562 fu posta la prima pietra ed i frati adattarono quel luogo in modo da ricavarne un convento. Furono anche molto rispettosi della tradizione religiosa locale: davanti a quella chiesetta si era soliti raccogliere, allestendo un banchetto per la vendita di candele, oblazioni ed elemosine nel giorno di San Bartolomeo (24 agosto); i frati mantennero l'usanza senza contropartita alcuna e permisero ai fedeli di fare quella colletta, anche se estranea agli scopi della loro comunità. Per le stesse ragioni di rispetto alla popolazione del luogo, essi vollero dedicare un convento a San Bartolomeo, inoltre l'immagine della Madonna delle Pietà, come doveva essere raffigurata sull'antica chiesetta, rimase quale sigillo conventuale, anche quando i frati si trasferirono in un'altra zona dopo un secolo di permanenza.

Del "Monastero Vecchio" resta ancora il nome di una via di Casbeno, frazione ad occidente di Varese; ma il ricordo dell'antico possesso è soprattutto legato alla presenza di un frate, G. Battista Aguggiari, passato alla storia della città come promotore e sostenitore della costruzione delle cappelle del Sacro Monte: negli anni tra il 1604 (inizio lavori) e il 1631 (data della sua morte). Padre Aguggiari dedicò ogni sua energia a quell'impresa, solo trovando qualche momento di riposo tra le mura di quel convento ora scomparso.

Difficile è collocare con esattezza il convento stesso, data l'estrema imprecisione geografica delle mappe cinquecentesche e seicentesche.

Segnaliamo due ipotesi opposte che lo vogliono ai due capi estremi della via: la prima lo situa nei paraggi della Villa Bellotti, la seconda, sorretta da una tradizione orale, indica la prima residenza dei frati nel corpo originale di alcune case, più volte ristrutturate nei secoli, che ancora si affacciano lungo la via Ugo Bassi e che sono quasi attigue all'antico oratorio della Schirannetta (con affreschi del XV secolo) dedicato alla Madonna della Purificazione.

Sempre sul territorio dell'antica castellanza, ai piedi del colle Campigli e a poche centinaia di metri dal primo insediamento, sorge un antico edificio che oggi ospita due istituti scolastici: il Liceo Classico e la Scuola Media Dante. Quella costruzione aveva una vista panoramica, i Cappuccini vi erano giunti nel 1689, dopo aver tentato inutilmente per decenni di ottenere un terreno dove edificare un'abitazione meno angusta di quella dove sorgeva il "Monastero Vecchio". Questo edificio infatti non era più idoneo ad ospitare i numerosissimi che indossavano il saio. Alla fine del 1689 un certo Martignoni permutò la proprietà del Monastero Vecchio con un'area vastissima ai piedi del Poggio chiamato Campigli.

Il nuovo Convento

Il Nuovo Convento venne costruito con l'intenzione di accogliere più degnamente una comunità religiosa che ormai si era confermata come importante punto di riferimento cittadino, soprattutto dopo il capitolo della grande impresa avviata da Padre Aguggiari al Sacro Monte. Il Convento sorse dove oggi si trovano la Scuola Media Dante ed il Liceo Classico e, per grandezza ed importanza, divenne il secondo in Lombardia. Questo Monastero dipendeva dalla Casa Madre della Porta Orientale a Milano. Di esso furono ampliati il giardino, l'orto ed il parco, che si estendevano a ponente dell'attuale via XXV Aprile e sul pendio di Colle Campigli. Sull'angolo che si affacciava sulla strada sorgeva una cappella in cui erano raffigurati S. Felice e la Beata Vergine, opera del Magatti.

Nel maggio 1729 si ampliò il giardino verso Casbeno e la Paina con un terreno donato da Antonio Bernascone. In questo giardino sorgeva un chiostro con arcate e colonne, usato dai novizi che erano in attesa di pronunciare i voti. La forma del monastero non è ben conosciuta. Da una descrizione molto generica di Gino Ghiringhelli si vengono a scoprire alcune notizie: le entrate del monastero erano due: una dalla via della Paina e l'altra sull'attuale via XXV Aprile che era la "Porta d'onore"; la portineria era costituita da due locali vicino ad un arco d'ingresso chiuso da una porta.

Il Convento non figura nelle mappe della zona che erano molto approssimate. Si pensa che questo edificio sia stato costruito successivamente, come portineria della villa, in cui il Monastero fu trasformato. Dalla portineria partiva un vialetto che sarebbe dovuto arrivare al monastero.

Al pianterreno si trovavano, secondo il Ghiringhelli, gli "uffici", l’archivio locale, il prestino, la cucina, la dispensa ed i refettori. Sotto alla cucina si trovavano la cantina e la cella olearia.

Nella parte destra vi era lo "scaldatoio": un locale con un focolare al centro della stanza con cappa sovrastante, che durante le giornate fredde, veniva usato dai frati per riscaldarsi.

Al primo piano erano situate le biblioteche con accanto tre stanze, con archi e colonne, per i frati amanuensi, ai lati di un corridoio si trovavano quarantuno stanze con una sola finestra. In un fabbricato accanto al monastero vi erano le lavanderie, i ripostigli, la legnaia, la stalla ed il fienile. Della Chiesa abbiamo notizie più certe: aveva un ampio coro, una sola navata e, lateralmente, quattro cappelle tra le quali si trovava quella di S. Felice affrescata da Del Cairo che pare si fosse rifugiato nel convento.

Il numero dei frati nei tempi di maggiore affluenza arrivò a trenta, quaranta religiosi.

Da questo Convento uscirono grandi predicatori che furono soprattutto richiesti dalla Basilica di S. Vittore: tra questi si distinse Padre Aguggiari da Monza. In questo luogo, secondo le cronache, sarebbe vissuto, durante il noviziato, anche Padre Cristoforo, personaggio tra i più vivi dei Promessi Sposi.

Nel 1636 i padri del Monastero furono chiamati per assistere gli ammalati di peste nel borgo. Tra questi vi fu padre Cleto da Gozzano, proposto per il governo del lazzaretto che, però, colpito dalla peste, morì compianto da tutti. Nel 1794 i frati, su preghiera della comunità, aprirono una scuola gratuita per i fanciulli.

Tra i Varesini entrati in Convento vi furono alcuni della nobile famiglia dei Perabò.

Nella Chiesa del Nuovo Convento fu sepolto Francesco III.

Nel 1798 il Convento fu venduto alla contessa Claudia Biglia Clerici.

Il duca Francesco III e IV d'Este

Dal secolo XVIII, con l'intervento di Maria Teresa d'Austria e dell'imperatore Giuseppe II, in Austria si ebbe un miglioramento della situazione economica e della vita sociale, grazie alle provvide leggi e alle riforme introdotte dai sovrani austriaci. Data questa situazione Maria Teresa ignorò i diritti dei varesini instaurando un feudo nel borgo, affidato al duca Francesco III d'Este.

Il duca fu signore di Varese per 15 anni durante i quali il bonario signore pensava solo a trascorrere lietamente quanto gli era rimasto della vita.

Il ricordo lasciato dal duca era ed è ancora il ricordo di una vita festosa, priva di pensieri importanti. La sua dimora varesina, arricchita da molte sale da svago, è oggi sede del municipio. Il palazzo fu costruito ed ampliato sulla base della villa in precedenza abitata dall'Orrigoni e arricchito dallo splendido giardino costruito dall'architetto Bianchi. L'imperatore Giuseppe II elevò a capoluogo d'intendenza Varese: la provincia era simile all'attuale con l'aggiunta del distretto di Appiano. Francesco III conduceva vita festosa, pare, però, amasse ritirarsi talvolta nel Convento dei Cappuccini, che considerava "sua dimora". Quando nel 1780 morì, volle essere sepolto nella chiesa del Convento.

Francesco IV, ultimo estense, venne a Varese e fece domanda ai signori Sanvito di poter trasportare la tomba ducale nel sepolcro di famiglia. Il permesso venne accordato e seguì la ricerca del corpo. Dopo vani tentativi venne trovata una lapide in marmo su una tomba in cui erano contenuti i resti del duca che vennero portati al cimitero maggiore di Giubiano (Colombario N° 166 a sinistra). Fu poi avvisata Vienna pensando che gli Asburgo avrebbero reclamato le ossa. Queste non vennero richieste e così sono ancora nella necropoli cittadina.

La Quiete

La Quiete, poggiata sulle pendici del Colle Campigli, fu al suo inizio un chiostro eretto nel 1698 dai Cappuccini: l'architettura settecentesca del fabbricato, semplice nella sua grandiosità, ne indica l'epoca, la struttura e lo scopo. Il monastero, che fu per importanza e ampiezza il secondo della Lombardia, ebbe felice e prospera vita: parecchi varesini non disdegnarono il rozzo saio cappuccinesco; si potrebbero trovare nelle schiere dei suoi monaci molti nomi illustri di Varese e non. Basterà ricordare l'orientalista Padre Ferdinando, il pittore Borbone, padre Alfonso Valduggia, I'Aguggiari e, tra i non varesini, Frate Serafino da Monte Granaro, divenuto poi santo.

Nei primi anni del ’800 era residenza dei nobili Sanvito, conosciuta come villa "La Quiete", il cui nome sarebbe dovuto ad un affresco, attribuito a Francesco del Cairo, che rappresentava un momento di riposo, la "quiete" appunto, della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto. Le sue origini però erano ancora più antiche, perché il capostipite della famiglia Sanvito, funzionario Napoleonico, aveva trasformato in una abitazione propria il secondo convento cappuccino, espropriato nel 1797, quando la Repubblica Cisalpina aveva soppresso gli ordini religiosi. Con la formazione della Repubblica Cisalpina in Varese, il convento nuovo dei cappuccini dovette abbandonare la sua sede, fu soppresso nel 1792 e, con i decreti del 6 e del 25 luglio 1798, venne acquistato dalla contessa Claudia Bigli nata Clerici per la somma di 25.000 lire di Milano unitamente ad altri beni.

L'8 febbraio del 1799 la proprietà veniva ceduta a Giovanbattista Sanvito, funzionario amministrativo, in particolare fermiere dei sali dell'Impero Napoleonico. Costui trasformò la chiesa in abitazione conservando il coro, ridotto a cappella, dove fu trasportata la salma di Francesco III.

Il collegio civico di Varese

La Villa Quiete è stata acquistata poi nel 1908 per conto del Comune dalla società del Collegio, dove i parenti "possono deliberare sulla scelta e l'Istituto al quale affidare la prole" (1-7-1912 dal discorso di E. Macchi, direttore del Collegio Civico).

Era sorto per attuare un moderno concetto di istruzione educativa. La direzione del Collegio si proponeva di impartire ai giovani un'educazione fisica, intellettuale e morale adatta a renderli per carattere, senso del dovere e patriottismo degni cittadini di un gran paese.

Ad assolvere questo delicato problema c'erano il direttore, la direttrice, un segretario, dei direttori didattici, un economo, un censore e i singoli istitutori.

Ubicazione e località. Il Collegio aveva una sede ideale nella storica e grandiosa Villa Quiete, prossima al centro della città, circondato dal parco, in parte destinato al campo dei giochi ed esercizi ginnici all'aperto. Nell'ala centrale si elevava il vetusto Palazzo già "residenza" del Duca Francesco d'Este, Signore di Varese e due scaloni laterali in pietra, con balaustre e colonnette scolpite, adducevano ad una doppia corsia di saloni con volte, fregiate elegantemente con affreschi. Al piano terreno c'era il refettorio che congiungeva diverse sale dove sedevano gli alunni divisi in compagnie. Le loggette caratteristiche che occhieggiavano alle due estremità della parte centrale del palazzo, facevano parte delle bellezze architettoniche della nostra Varese.

Ultime Vicende

Il 2 gennaio 1927 Varese diventò provincia e il Comune si rese acquirente della sede del Collegio Civico dove fondò la Città degli Studi.

Questo centro avrebbe successivamente ospitato il Liceo Classico dal 10 dicembre 1927, l'Istituto Commerciale Daverio e infine la Scuola Media "Dante Alighieri".

I documenti delle ultime vicende sono reperibili negli archivi delle singole Scuole.

Bibliografia

     Leopoldo Gianpaolo: Rivista della società storica di Varese, fascicolo XV aprile 1987

       Leopoldo Gianpaolo: Chiese, conventi ed altri edifici della vecchia Varese...

       Leopoldo Gianpaolo: Varese (Sintesi storica), edizione 1977

       Bertolone Mario: Varese: Le sue Castellanze e i suoi Rioni, edizione 1952

       Silvano Colombo: Carissimi nonni - edizione LATIVA

       Archivio storico del Comune di Varese (fondo biblioteca e fondo museo)

       Archivio di stato di Varese (Catasto di M.T.D'Austria - Mappa: GG)

       Collegio Convitto Civico "A Villa Quiete", Varese (Catasto di M.T.D'Austria)

STORIA DEI PLESSI DELLA PRIMARIA

 

Carducci

La scuola Primaria “Giosuè Carducci” è sorta nel 1888 a Casbeno, allora estrema periferia della città, oggi pieno centro. All’epoca gli alunni erano quasi tutti figli di contadini orticultori che da sempre rifornivano il mercato varesino di frutta, verdura ed ortaggi. Durante la seconda guerra mondiale la scuola venne utilizzata per ospitare le truppe dell’esercito italiano. Oggi Casbeno è il quartiere a più elevata concentrazione scolastica per la presenza di numerosi istituti superiori; in esso inoltre sono concentrate moltissime istituzioni e pubbliche amministrazioni.

 

Fermi

La scuola Primaria “Enrico Fermi” si trova a Bobbiate, un rione di Varese. Bobbiate è situato in una zona che scende a grandi terrazze verso il lago, dotata di un clima mite per cui, un tempo, era un centro agricolo ricco di campi ed orti. Oggi è una zona ben servita ed elegante che ama conservare e mantenere vive le tradizioni legate al passato agricolo. La “Fermi” ha sede in una struttura edificata negli anni ’60 accanto al vecchio fabbricato di inizio ’900 recentemente ristrutturato per offrire nuovi spazi di lavoro ai bambini.

 

Morandi

Le notizie sull’edificio della scuola Primaria “Felicita Morandi” risalgono agli inizi del ‘900 quando, a causa dell’aumento della popolazione, il Comune di Varese ritenne necessario dare una sede alla Scuola femminile urbana, sino ad allora ospitata al piano superiore dell’Asilo Veratti. Fu approvato il progetto dell’ing. Paolo Cantù e i lavori iniziarono nel 1904. Nell’ottobre 1906, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, venne collocata nell’atrio una lapide-ricordo di Felicita Morandi (1827-1906), educatrice e poetessa varesina morta da alcuni mesi, alla quale il Consiglio Comunale decise di intitolare la scuola. Agli inizi degli anni Venti l’edificio fu ampliato con l’aggiunta di nuove aule e, in seguito, si aggiunse un nuovo corpo di fabbrica verso Via Procaccini.